03 giugno 2013

Politici...se i proletari si ritrovano?

"Nella piramide del capitalismo, il proletariato lavora per tutti e sfama tutti"
Finalmente da qualche settimana sento alcuni ospiti di trasmissioni televisive che iniziano a dire come stanno realmente le cose sulla crisi che ci sta colpendo. La scorsa settimana un famoso economista ha affermato che la crisi non è strettamente legata alla bolla speculativa della Lehman Brothers, ma al 25% della produzione di prodotti che si è spostata altrove senza controllo. Un importante imprenditore bolognese ha bacchettato i politici italiani: “ Cari politici ma di che cosa state parlando? La crisi non è congiunturale o strutturale, ma è prodotta dalla rimodulazione mondiale degli assetti produttivi ed economici. Il tutto è stato pianificato da oltre 20 anni e l’Italia il processo lo soffre più di altri paesi proprio perché da oltre 20 anni manca una politica industriale nazionale, ecc…ecc.” Per chiarire ha snocciolato una serie di dati sulla produzione dei motocicli, pezzo forte dell’Italia che fu, che ora in tutta l’Eurozona ammonta a poco più di 1 milione, a fronte di decine di milioni prodotti in svariati altri paesi. Ecco che allora emergono le responsabilità della politica che non ha saputo o voluto governare i processi di cambiamento e alla fine i lavoratori e lavoratrici si trovano poco rappresentati e abbandonati in Italia come nei paesi dove il lavoro costa poco e lo sfruttamento non ha limiti. Io queste cose le dico da anni, ma chi sono io per essere creduto? Sono solo un ex-operaio a cui da giovane è stato insegnato a ragionarci su nelle cose e a non soffermarsi sulle apparenze. Fin dall’adolescenza ho capito che il fuoco che avevo dentro era proletario, che oggi è un’identità di nicchia, ma che credo vada rispolverata. Per essere politicamente un proletario non è necessario e tassativo essere un operaio con la barba lunga e il giubbotto verde militare, si può essere uno studente proletario, un giovane proletario, un impiegato proletario, un medico proletario, un infermiere proletario, un pensionato proletario, un resistente proletario, una donna proletaria, una casalinga proletaria, laico o cattolico ma anche proletario. Considerato che tanta parte della politica gioca un opportunismo di breve periodo, in aggiunta alla parte che non ci capisce un cavolo e alla parte che sta dalla sua parte, cioè gli speculatori, corruttori,finanzieri e delocalizzatori senza regole; è estremamente necessario che tutti i proletari del mondo ritrovino un filo conduttore per lottare uniti e condizionare le scelte politiche nazionali, europee e mondiali. Per chi se ne fosse dimenticato, un certo “Enrico” nel 1975, nel congresso di un partito che non c’è più, ci insegnava che se non si arrivava ad una Governance politica mondiale, almeno dei processi fondamentali, il mondo sarebbe andato incontro ad innumerevoli difficoltà economiche, ambientali, disuguaglianze e povertà. Ma Enrico era un uomo dal pensiero lungo, dalle analisi a volte non capite anche dai compagni di partito con poca spinta socialista, in effetti sono note le sue solitudini politiche, ma era capito e amato dai lavoratori e lavoratrici a dai proletari di ogni classe sociale.
Angelo Gentilini